Rush, il nuovo film del regista statunitense Ron Howard, racconta una delle più famose e avvincenti rivalità nella storia della Formula 1: quella tra Niki Lauda e James Hunt, culminata nella stagione del 1976. Il film sta piacendo molto ed è fedele ai fatti realmente accaduti mostrando con accuratezza il rapporto tra i due piloti e le loro vicende fuori dai circuiti. La pellicola descrive anche efficacemente com’era la Formula 1 quarant’anni fa, quando ogni pilota metteva in conto di non arrivare vivo alla fine di una stagione. Howard si è preso qualche licenza, ma senza tradire più di tanto la storia per come andò veramente. I due protagonisti ve li ricorderete tutti:
Niki Lauda.
In Rush Niki Lauda – austriaco, 27 anni nel 1976 – viene descritto come una persona fredda, antipatica e meticolosa, che sa valutare e prevedere i rischi. Trascorre molte ore a studiare i miglioramenti alla macchina, lavora molte ore al giorno, evita le feste e le altre attività mondane tipiche del mondo della Formula 1. Nella realtà Lauda era meno rigido di quanto appare nel film: partecipava alle feste dopo le gare ed era amichevole. Howard ha calcato sulla sua indole per contrapporlo meglio a Hunt, reso all’estremo opposto di Lauda.
James Hunt.
James Hunt – inglese, 29 anni nel 1976 – nel film è un uomo fuori controllo, esuberante, incosciente e pieno di vizi. Al netto di qualche esagerazione funzionale al racconto della storia di, Hunt era effettivamente così: amava bere e fare festa e andar dietro alle donne. A differenza di Lauda, alla guida cercava spesso di superare i propri limiti e quelli della sua auto, in un periodo in cui era rischiosissimo: le norme di sicurezza erano anni luce lontane da quelle di oggi e ogni pilota sapeva della concreta possibilità di morire praticamente in ogni Gran premio. Nei dieci anni precedenti al 1976 morirono dodici piloti durante il mondiale di Formula 1.