La sua azienda vantava crediti per 4 milioni mai pagati. Lunedì sit in per salvare la casa messa all’asta. Il senatore grillino Corbetta elegge la villa a suo ufficio parlamentare
Vantare oltre quattro milioni di crediti, ma ritrovarsi con un fallimento alle spalle e a un passo dall’essere buttato fuori dalla casa dove vive con la moglie, i figli e una nipotina piccola. La storia di Sergio Bramini, 71 anni, imprenditore monzese nel settore dei rifiuti, è tutta qua. Bramini è uno dei tanti imprenditori italiani «falliti per colpa dello Stato che non paga i debiti» e che domani rischia di perdere la villa dove abita e sulla quale pende una procedura di sfratto esecutivo avviata dal Tribunale di Monza. «Sono mesi che non dormo più di due ore per notte — commenta l’imprenditore —. Mi sono fidato dello Stato, ma ho sbagliato». Le sue uniche ancore di salvezza sono il senatore Gianmarco Corbetta, del Movimento Cinque Stelle, che per frenare lo sgombero ha deciso di eleggere l’abitazione di Bramini a suo ufficio, e un disperato sit-in di protesta al quale, grazie al passaparola della rete, potrebbero partecipare parecchie persone.
I guai per Bramini sono iniziati nel 2011 quando la sua azienda, Icom Srl, è stata costretta a fallire a causa di mancati pagamenti per oltre 4 milioni di euro, la maggior parte relativi a servizi svolti per gli Ato siciliani, gli Ambiti territoriali ottimali. Erano crediti nei confronti della pubblica amministrazione e in teoria avrebbe potuto cederli alle banche e recuperare il danaro in sei mesi. In pratica, però, le cose sono andate diversamente. «Lo Stato italiano, in contrasto con l’Unione Europea, non ha riconosciuto gli Ato come pubbliche amministrazioni — spiega Bramini —. Di conseguenza il curatore fallimentare ha stralciato il 90% dei crediti equiparando gli Ato a soggetti privati i cui debiti non sono garantiti dallo Stato». Icom era un’azienda sana: 26 operai, nove impiegati e 350 mila euro al mese di fatturato, ma quando i pagamenti smisero di arrivare le banche interruppero le linee di credito. L’imprenditore avrebbe potuto chiudere licenziando tutti, ma scelse di pensare alle famiglie che dipendevano da lui ipotecando la casa e gli uffici di Bresso per un milione di euro. «Il problema — spiega il senatore grillino Corbetta — è che lo Stato, nel tentativo di contenere l’ammontare ufficiale del debito pubblico, non ha nessun interesse ad accollarsi i debiti contratti dalle pubbliche amministrazioni e alla fine chi ci rimette sono gli imprenditori come Bramini che dopo aver tentato di salvare l’azienda e i posti di lavoro sta per finire in mezzo a una strada».
Non è la prima volta che i parlamentari del Movimento Cinque Stelle ricorrono a questo stratagemma. «È un escamotage che abbiamo già avuto modo di utilizzare — prosegue Corbetta —. Lunedì sarò presente anche io al sit-in. Riceverò insieme a Bramini le autorità e comunicherò che, nel rispetto dell’inviolabilità del mio domicilio di parlamentare, lo sgombero non potrà essere eseguito. Spero che questo mio intervento li porti a riflettere con molta attenzione su ciò che stanno facendo». Domani davanti all’abitazione dell’imprenditore ci sarà anche il sindaco di Monza, Dario Allevi. «È una situazione drammatica — dice il primo cittadino —. Sarò presente per testimoniare la vicinanza dell’amministrazione comunale, faremo tutto il possibile per evitare lo sfratto». L’abitazione di Bramini è una villa di 700 metri quadri circondata da un parco con piscina. Base d’asta: 500 mila euro, prezzo ribassato perché la prima seduta dello scorso dicembre è andata deserta. «Un po’ pochi», commenta l’imprenditore che in questi mesi è stato sostenuto da People in Debt, associazione senza scopo di lucro che riunisce avvocati, contabili, psicologi e ingegneri gestionali per aiutare chi si trova strozzato dai debiti. «Per evitare il fallimento della mia azienda — conclude Bramini — le ho provate tutte, ma non è servito a niente».
Bramini, però, non è un imprenditore che si arrende. Dopo avere perso l’azienda si è riciclato come consulente in materia di rifiuti, ma appena ha capito che non pagavano, ha lasciato perdere e ha deciso cambiare completamente settore: adesso, mentre aspetta di vedere cosa succederà, vende carni pregiate ai ristoranti di lusso.
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