Egregio Paolo Scarpa,

abbiamo combattuto da avversari in campagna elettorale, ed a volte sono stato un po’ rude con te per via della tua apparente indifferenza verso problemi quali lo scandalo Pasimafi – quando fui l’unico a chiedere le dimissioni del Rettore e l’intervento del Sindaco – o verso il tema aeroporto/megamall quando denunciai per primo, nuovamente solo, alla cittadinanza la pericolosità ed il danno ambientale di quel dissennato progetto.

Allo stesso tempo ti ho portato sempre rispetto, ben conscio del turbillon che stava vivendo il PD locale, sul quale non infierii perché sarebbe stato troppo facile e un po’ vigliacco, specie dopo che il MoVimento 5 Stelle di Parma era appena uscito dall’esperienza del voltafaccia di Pizzarotti, ed ho imparato ad apprezzare la tua educazione e specialmente il tuo accettare le critiche altrui, non solo le mie ovviamente, senza scomporti.

Oggi concordo con te che la situazione, malgrado l’anelito di cambiamento che ci univa e ci dava l’entusiasmo di fare, nel nostro piccolo, politica attiva per la città, è mutata in peggio. Lo scenario è cambiato e la cosa che più rattrista è questa sorta di rassegnazione verso un destino che sembra già scritto da altri e, quel ch’è peggio, ineluttabile. Le energie, le forze, gli ideali che hanno fatto assurgere Parma a città europea, moderna e non più ancorata solamente al mito di Maria Luigia, che hanno sviluppato un pluralismo di idee diverse, ma comunque protese verso il bene comune, verso l’amore per la nostra amata città, si sono annacquate in conseguenza di quella globalizzazione di pensiero che qualcuno chiama “Effetto Parma” ed altri, fra cui io, “effetto cadrega”.  Un fenomeno trasversale fra le compagini politiche locali, ahimè, e che mortifica l’antica vivacità delle associazioni di categoria, quelle culturali, dei lavoratori. Quelli che tu chiami opportunamente “centri di interesse”. Dov’erano? Dove sono? Qual è la visione che hanno per Parma?  un altro, enorme, ed inutile, supermercato?

E la voglia di combattere contro le ingiustizie, gli enormi scandali che hanno sconvolto la sanità a Parma, dov’è finita?  Mettiamo tutto sotto il tappeto in attesa che sia la Magistratura a fornire un alibi alla nostra coscienza?

Un’altra Parma avrei desiderato, non questa, ottantaquattresima su 110 province come sicurezza urbana. La Parma che Stendhal riconosceva dall’interno della carrozza per via dell’odore di deiezioni suine, man mano che si avvicinava alla città dalle strade della pianura padana, oggi accoglie il turista che scende dal treno con altrettanti odori, ma stavolta di urina umana e di birra mescolate sui gradini del Teatro Regio.  E quando Barilla, persona che altrettanto stimo, si ripiega su sé stesso fotografando questa città apatica e banale, forse, e dico forse, dovrebbe fare un piccolo esamino di coscienza e chiedersi, come ci chiediamo in tanti, come mai i parmigiani hanno rieletto Pizzarotti, il simbolo vivente di questa cinica quiescenza, questo lento procedere senza una visione, senza nerbo?

Da ultimo, caro Paolo, vorrei ricordarti, e permettimi di fare questa sottolineatura – su questo ci tengo – cosa dissi in un post che tanto mi  criticarono quando eravamo al ballottaggio. Dissi la pura e semplice verità, ma non quella banale, quella scomoda, quella che non si vuole sentire, come capita ad un parresiasta come me. Ed oggi, dopo che Pizzarotti ha fatto outing, coi suoi baci alla francese a Bonaccini ed a Pisapia, è chiaro a tutti quel ch’è accaduto, mentre allora soltanto io ebbi il coraggio di dirlo, e tu appena dopo le elezioni.  Se non volete il PD al governo della città votate Scarpa, dissi, almeno lui è sostenuto anche da tre liste civiche.  Allora mi misero in croce, oggi, anche alla luce delle tue apparentemente incomprensibili dimissioni, mi aspetto che qualcuno mi dica che avevo ragione.

 

Un cordiale saluto, Daniele Ghirarduzzi, ex candidato del MoVimento 5 Stelle

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