Come evidenzia un rapporto dell’Osservatorio Vega, nel primo quadrimestre del 2023 (gennaio-aprile) in Italia sono morte 264 persone sul luogo di lavoro, che mediamente si traduce in 66 vittime al mese, 15 alla settimana. Delle 264 vittime totali, 57 sono ascrivibili a incidenti intercorsi nel tragitto per raggiungere il luogo di lavoro stesso (in itinere), che sono escluse dall’analisi che segue. I rilievi più allarmanti riguardano soprattutto gli uomini, i giovanissimi, cioè gli under 24, e gli stranieri, i quali hanno un rischio di mortalità quasi doppio rispetto agli italiani. L’unico dato apparentemente incoraggiante, che evidenzia un calo di oltre il 26% di denunce di infortunio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è in realtà spiegabile con il crollo degli “infortuni da Covid”.

Il rapporto dà modo di osservare la situazione anche a livello locale. Le regioni che denunciano una situazione più drammatica sono quelle dell’Italia centrale, con l’Umbria in testa alla classifica, seguita al terzo e quarto posto dalle confinanti Abruzzo e Marche, con la Valle d’Aosta inserita al secondo posto. Per quanto riguarda la Valle d’Aosta tuttavia, è possibile che il valore sia in parte influenzato dalla dimensione del campione, essendo di gran lunga la regione con meno occupati (poco più di 55 mila), ragion per cui l’unico caso di incidente mortale porta l’incidenza a un valore “allarmante”, di poco inferiore alle 19 vittime per milione di occupati stimate in Umbria (che in realtà di vittime ne ha contate 7 su 350 mila lavoratori).

Ma qual è la situazione in Friuli Venezia Giulia? Negli ultimi mesi in regione non sono mancate le notizie di incidenti fatali sul luogo di lavoro, sia per adulti che in situazione di alternanza scuola lavoro. Il Friuli Venezia Giulia si piazza al 14 posto nella graduatoria italiana, con 4 vittime su poco più di 520 mila occupati (dati Istat del 2022). Guardando nel dettaglio la situazione regionale, rispetto al primo quadrimestre del 2022 i numeri sono peggioriat. Se l’anno scorso il Friuli Venezia Giulia era tra le regioni con un tasso di fatalità più basso rispetto alla media nazionale (inferiore allo 0,75 del valore medio), insieme a Basilicata, Campania e Calabria, nel 2023 il valore è cresciuto, pur restando al di sotto di 1, quindi sempre inferiore alla media nazionale.

Scorporando ulteriormente i dati ed entrando nel dettaglio delle singole province, si nota che 3 delle 4 vittime osservate in questi mesi sono decedute in provincia di Pordenone, che, con i suoi 135.817 lavoratori, risulta in ottava posizione nella graduatoria nazionale. Trieste con 1 decesso su quasi 100000 occupati si colloca al trentanovesimo posto mentre Gorizia e Udine, con zero decessi, si piazzano in ultima posizione accanto alle altre province in una situazione analoga.

Scorrendo ulteriormente il rapporto, si scopre che i trasporti, i lavori manifatturieri e le costruzioni sono i mestieri più esposti a rischio di decesso. Un ultimo dato allarmante è la disparità di rischio tra i sessi. Se, come si è precedentemente spiegato, uno straniero ha un rischio quasi doppio rispetto a un italiano di morire sul luogo di lavoro, i maschi hanno un rischio di morte circa 10 volte superiore rispetto alle femmine. Delle 207 vittime di questo primo quadrimestre, 193 erano di sesso maschile, 14 erano femmine. Guardando invece all’età, i più colpiti sono i lavoratori “anziani”, nella sesta e settima decade di vita, con un rischio che aumenta al crescere dell’età, almeno a partire dai 55 anni. L’eccezione sono i giovanissimi, cioè i lavoratori di età inferiore ai 24 anni, i quali sono i più esposti a eventi tragici tra tutti gli under 55.

(Fonte: Triesteallnews.it)

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