La crisi della biodiversità è una questione di matematica. Ma, a differenza della gran parte dei problemi matematici, in questo caso preoccuparsi di cifre esatte può farci sbagliare i conti. Probabilmente, ci sono 1 milione di specie a rischio di estinzione. Oppure, se si considerano solo quelle che gli scienziati hanno specificamente identificato come minacciate, queste sono 42.100. Nessuna di queste due cifre, però, è davvero corretta. Ma possiamo concordare sul fatto che i tassi di estinzione sono 1000 volte superiori alle medie storiche. O sono 100 volte più alti?
Mettiamola così: qualsiasi cifra inseriamo nel calcolo, il risultato non cambia. Il pianeta è in condizioni catastrofiche. Ci sono molte, moltissime più specie a rischio di estinzione di quante possiamo realisticamente salvarne. Siamo in una condizione di emergenza, e quando si è in emergenza, come quando si arriva al pronto soccorso, la prima cosa da fare è sottoporre i pazienti al triage.
Scegliere quali specie salvare e quali lasciar perdere è esattamente ciò di cui si occupa chi tutela la biodiversità, ma non si parla abbastanza di come queste decisioni vengono prese. Dobbiamo scegliere specie che sono significative da un punto di vista culturale, come l’aquila calva? Oppure dovremmo concentrarci sulle piante che hanno un utilizzo medico? O su quelle che hanno un ruolo cruciale all’interno del loro ecosistema? O ancora su quelle che sono a rischio più alto? Poi ci sono quelle creature che attirano la nostra attenzione perché sono carine, curiose, o – nel caso dei suricati – perché hanno facce allegre, rese antropomorfe in una celebre campagna pubblicitaria britannica per vendere assicurazioni auto. Semplice: animali carini.
Ma c’è un altro modo di pensare agli animali, che può aiutarci a decidere quali specie proteggere. Rikki Gumbs, biologo della conservazione della Zoological Society di Londra, sostiene che dovremmo concentrarci maggiormente sulle specie che sono a rischio e allo stesso tempo distinte sulla scala evolutiva. Questo approccio può farci scoprire tanti tipi di creature strane e meravigliose. Prendete i solenodonti, per esempio. Questi animali simili ai toporagni sono uno dei pochissimi mammiferi velenosi ancora esistenti. Le due specie viventi di solenodonte si sono separate dagli altri mammiferi circa 76 milioni di anni fa. Si tratta di un sacco di storia evolutiva per un paio di spalle così piccole, e così pelose.
Per fortuna, gli scienziati hanno un metodo per valutare quanto rare e quanto a rischio siano alcune specie. Nel 2007, i biologi della conservazione hanno ideato un sistema di classificazione chiamato Edge, sigla che sta per “evolutionary distinct and globally endangered” (distinte sulla scala evolutiva e globalmente a rischio), sviluppato proprio per dare priorità a quelle specie che rappresentano una fetta importante di storia evolutiva. Per avere un punteggio Edge alto, una specie deve essere distinta sulla scala evolutiva, avere pochissimi antenati prossimi viventi ed essere a grandissimo rischio di estinzione.
(Fonte: Wired.it)