Studio Drivinge Force sullo sfruttamento dei lavoratori uiguri

Un lunghissimo elenco di parti e di componenti elettrici ed elettronici – oltre a metalli per fonderie e materie prime destinate alle batterie – cioè tutti elementi presenti nelle attuali auto prodotte nei Paesi occidentali (e naturalmente in Cina).

È quanto potrebbe provenire da attività di aziende dello Xinjiang in cui lavorano in condizioni di prigionia gli abitanti di etnia uigura, perseguitata dal governo di Pechino. E che impattano quindi violentemente con le norme e i codici di condotta per i fornitori che sono stati fissati da tempo dai costruttori occidentali.

Lo afferma un dettagliato rapporto della britannica Sheffield Hallam University e reperibile sul sito https://www.shu.ac.uk/helena-kennedy-centre-international-justic e/research-and-projects/all-projects/driving-force.

Il documento intitolato Drivinge Force, Automotive Supply Chains and Forced Labor in the Uyghur Region, è il frutto di sei mesi di lavoro di Laura T. Murphy professore di diritti umani e schiavitù contemporanea presso l’Helena Kennedy Center for International Justice della Sheffield Hallam University, di Kendyl Salcito, Yalkun Uluyol, Mia Rabkin e di un team di ricercatori anonimi.

Dall’analisi di documenti pubblicamente disponibili – afferma il rapporto – emergono legami massicci e in espansione tra i produttori di componentistica e gli abusi sulla popolazione degli Uiguri, di origine turca. Nella regione autonoma dello Xinjiang ci sono circa 12,8 milioni di uiguri, uno dei 55 gruppi minoritari del Paese.

Secondo la Bbc, “i gruppi per i diritti umani ritengono che negli ultimi anni la Cina abbia detenuto più di un milione di uiguri contro la loro volontà in una vasta rete di quelli che lo Stato chiama ‘campi di rieducazione’ e condannato centinaia di migliaia di persone a pene detentive”. La Cina nega le accuse di lavoro forzato nello Xinjiang.

Il rapporto britannico afferma che nel 2021 gli Stati Uniti hanno ricevuto dalla Cina parti e ricambi per auto per un controvalore di 11,5 miliardi di dollari cioè un quarto dei 45 del totale della produzione cinese. Ha anche affermato che la ricerca ha identificato “più di 50 aziende di internazionali di componentistica o produttori di automobili (comprese le loro joint venture) che stanno acquistando direttamente da aziende che operano nella regione uigura o da aziende che hanno accettato trasferimenti di manodopera uigura in tutta la Cina”.

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