Sono circa 80mila i decessi prematuri che ogni anno, nel nostro Paese, è possibile attribuire all’inquinamento atmosferico. Lo evidenzia la Società Italiana italiana di medicina ambientale, facendo riferimento all’ultimo rapporto di Legambiente, Mal’Aria di città 2023: cambio di passo cercasi, dal quale emerge che ben 29 su 95, quasi una su tre, lo scorso anno hanno superato i limiti giornalieri di polveri sottili.

Dati che attribuiscono all’Italia anche un pericoloso «primato»: quello di Paese europeo con più morti causate dall’ inquinamento, davanti a Polonia, Malta e Cipro.

«Gli effetti diretti dell’inquinamento sulla salute umana interessano diversi apparati ed organi. Le patologie dell’apparato cardiovascolare rappresentano la prima causa di morte in Italia, seguiti dalle patologie dell’apparato respiratorio», ha spiegato il presidente di SIMA Alessandro Miani, come riportato da AdnKronos. E non solo: «Gli effetti indiretti dell’inquinamento portano fino al +14% di aumento di incidenza per tutti i tumori nei siti inquinati».

Per contrastare tale preoccupante condizione, SIMA ha esortato il Governo a mettere in atto una Mitigation Action sostenuta anche a livello europeo. In particolare, è stato proposto «di mitigare gli effetti nocivi dello smog partendo dagli edifici urbani, attraverso incentivi volti a facilitare interventi di rivestimento di superfici murarie e vetrate con un coating fotocatalitico al biossido di titanio a base etanolo, che ha dimostrato in studi scientifici di essere attivato da luce naturale per svolgere un’azione di scomposizione e riduzione degli inquinanti atmosferici», spiega Miani.

Per promuovere azioni concrete sulla mobilità sostenibile in ambito urbano sono auspicabili anche investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino e politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, inclusa una maggiore diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici.

Secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e i limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal primo gennaio 2030, attualmente sono solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città italiane che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc: 72 sarebbero fuori dal range.

Per ridurre le loro concentrazioni di PM10, le città che devono lavorare di più sono Torino e Milano (che hanno bisogno di una riduzione del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%). Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2), Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%).

(Fonte: Vanityfair.it)

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