In media ogni 500 radiografie del torace si riscontra un nodulo polmonare, ma nel post Covid l’incidenza è aumentata e spesso, di conseguenza, è cresciuta l’ansia dei diretti interessati: come capire se si deve sospettare un tumore o se invece si tratta di una lesione benigna? Bisogna innanzitutto considerare le dimensioni: i noduli polmonari benigni raramente superano i tre centimetri di diametro, mentre quelli maligni presentano quasi sempre dimensioni superiori.

Poi c’è la velocità di crescita, in genere assai lenta per i primi, mentre un tumore è capace anche di raddoppiare in meno 30 giorni. Inoltre va considerata la consistenza, distinguendo fra noduli solidi (per lo più benigni) e subsolidi. Proprio per rispondere a questa domanda un gruppo internazionale di esperti ha messo a punto delle nuove linee guida, presentate durante il recente Congresso Europeo di Chirurgia Toracica tenutosi a Milano, che aiutano a fare chiarezza in particolare sui noduli «a vetro smerigliato» diventati molto più frequenti dopo le infezioni da Covid.

Quanto spesso una TC torace individua un nodulo polmonare?

«Ogni cinque esami TC del torace eseguiti nell’ambito dei programmi di screening nei soggetti a rischio ( i forti fumatori oltre 55 anni di età) viene evidenziato almeno un nodulo del polmone — risponde Giuseppe Cardillo, direttore della Chirurgia Toracica all’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e coordinatore delle nuove linee guida insieme al danese Renè Petersen —. Tuttavia con il Covid, che si manifesta in molti casi con noduli polmonari caratterizzati da una lunga persistenza, questa percentuale è molto aumentata e ha raggiunto quasi il 50%. In pratica un esame TC su due evidenzia un nodulo polmonare».

Quanto spesso sono pericolosi?

«La grande maggioranza non è maligna — dice Cardillo —. Infatti se circa la metà degli esami evidenzia noduli polmonari, l’incidenza di neoplasie scoperte con lo screening è intorno al 2%».

Come differenziarli?

«La maggior parte dei noduli polmonari e di quelli legati Covid vengono definiti “subsolidi” perché costituiti in gran parte da tessuto polmonare denso e spesso che rimane però “areato”: da qui il nome di noduli a vetro smerigliato. I noduli subsolidi vengono a loro volta suddivisi in noduli non solidi (quando mostrano solamente un aspetto a vetro smerigliato e non hanno neppure una minima parte solida) e parzialmente solidi (quando hanno sia la componente a vetro smerigliato sia quella solida). È importante il rapporto fra la parte solida e quella a vetro smerigliato: maggiore, infatti, è la componente solida, più alto è il rischio che si tratti di una neoplasia polmonare e che la prognosi sia peggiore. Infine i noduli polmonari solidi non hanno alcuna componente a vetro smerigliato».

Le lesioni possono scomparire da sole?

«Sì, una gran parte del noduli polmonari non solidi scompare spontaneamente ai successivi controlli — sottolinea l’esperto —: nel caso dei noduli non solidi la percentuale di scomparsa a un anno raggiunge il 40-50%; mentre per i noduli parzialmente solidi il tasso di scomparsa si attesta intorno al 25-30%».

Cosa è meglio fare, quindi, di fronte a una diagnosi di nodulo polmonare?

«Il consiglio più importante è di affidarsi a uno specialista, a un centro con grande esperienza, che sulla base di diverse informazioni e dei fattori di rischio individuali (abitudine al fumo, città di residenza, esposizione a fattori cancerogeni come amianto e radon, familiarità, sesso) valuta il rischio del singolo paziente. In genere un nodulo subsolido ha un rischio tumorale maggiore rispetto a uno solido, ma ogni nodulo subsolido va osservato per evidenziarne riduzione , stabilità o aumento di volume».

«I noduli che si ingrandiscono vanno affidati al chirurgo che, trattandosi di lesioni piccole (inferiori ai tre centimetri) interviene con tecniche operatorie mini-invasive (videotoracoscopia oppure robot) ed esegue, se indicato, un intervento conservativo e non l’asportazione dell’intero lobo (lobectomia). Le statistiche indicano che, in caso di noduli a vetro smerigliato correttamente trattati, la sopravvivenza dei malati a cinque anni dalla diagnosi è superiore all’80%».

Quali sono i controlli consigliati?

«I noduli che restano stabili vanno esaminati caso per caso e si procede, solitamente, con una TC ogni sei mesi. In genere quelli non solidi, dopo un periodo di due anni di stabilità, potranno anche essere valutati a cadenza annuale. Mentre i subsolidi richiedono un controllo ogni tre-cinque mesi al fine di valutare un eventuale aumento di dimensioni della parte solida, che costituisce il più importante segno di allarme. Raramente si procede con una biopsia su lesioni così piccole, in genere si aspetta l’intero nodulo».

(Fonte: Corriere.it)

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